Didonè (Fnp Cisl): riforma sanitaria Lombardia, una pura operazione di chirurgia estetica
Milano – “Restano sul tavolo ancora molti problemi. La lettura della bozza di riforma che l’assessore Moratti ha presentato fa nascere nuovi e profondo dubbi sulla bontà dell’idea e su quanto la parte pubblica della sanità lombarda e soprattutto la ricaduta sul territorio, o meglio il ritorno sul territorio di quanto la riforma precedente aveva tolto, sarà effettiva e quanto di questo a scapito di una sanità privata che ha mostrato tutte le lacune di un sistema incapace di intervenire su un’emergenza quale quella che abbiamo appena vissuto”. Emilio Didonè, segretario generale FNP CISL Lombardia, “approfitta” della campagna pubblicitaria della vice presidente regionale per mettere in evidenza i punti evidenti di una situazione crollata, e non solo nell’immaginario pubblico, da una posizione di eccellenza a una di mediocrità evidente. Due esempi per tutti, la sanità paralizzata dall’effetto Covid e i rinvii continui dell’attività “normale” degli ospedali, dove 7 su dieci, tra esami e visite specialistiche, sono rinviati. Inoltre, l’allarme relativo ai medici di famiglia, con centinaia di posti scoperti sul territorio sempre a favore di attività legate alla pandemia, con situazioni a macchia di leopardo che si fanno sempre più grosse e evidenti. “Quella dei medici è una situazione che denunciamo da anni, anche in tempi non sospetti: il pensionamento di un gran numero di medici era atteso proprio in questo periodo. I posti aggiunti in più ogni anno, non permettono di tenere il passo con i posti vacanti. E l’epidemia sta spingendo diversi professionisti ad accedere alla pensione prima dei 70 anni……”. Per quanto riguarda la bozza di riforma, invece “abbiamo l’impressione che regione Lombardia annuncia ai quattro venti di voler cambiare tutto per non cambiare niente, ingannando per l’ennesima volta medici, infermieri, operatori in prima linea ma soprattutto i cittadini lombardi Non ci convince il fatto che manchi una struttura centrale regionale di indirizzo e coordinamento delle attività sanitarie a livello di Direzione Generale Welfare regionale soprattutto dopo le recenti esperienze in pandemia. Non sono definiti territori, collocazione e governance di Ast e di Asst; non sono definiti i numeri di Ao, Irccs e Istituti universitari, e non c’è nulla a tutela della loro autonomia e alta specializzazione; mancano i compiti di “produzione” Lea che saranno affidati alle Asst e Ao. Il ruolo e coordinamento degli Ircss e della ricerca; l’integrazione della sanità privata nei rapporti sempre più intricati e concorrenziali tra pubblico e privato”. In particolare, per Didonè, va “riesaminata” la questione del rapporto pubblico privato non dal punto di vista ideologico ma di sistema. La grande sfida, infatti, sarà sugli investimenti che andranno al pubblico, “sul cui rafforzamento la Moratti non si esprime. Dalla bozza si può facilmente prevedere che la crescita del privato, nel nome di una mal formulata libertà di scelta, prosegua anche con la Riforma che la vice presidente sta promulgando in perfetta continuità con il passato. Nel progetto, le Asst continueranno a gestire sia la sanità ospedaliera che quella territoriale, a rischio di un permanere della confusione di ruoli. Sul territorio i Presst (figura mitologica della precedente riorganizzazione, mai veramente entrati in funzione) saranno sostituiti dai Distretti che valuteranno il bisogno locale, la programmazione territoriale e l’integrazione tra medici di medicina generale e la rete dei professionisti socio sanitari dei diversi ambiti. Poi le Case della comunità, le Centrali operative territoriali e gli Ospedali di comunità”. “Più coraggio, più risorse, più personale, più formazione – insiste Didonè -, perché la sanità lombarda ha soprattutto bisogno di risorse “fresche” per rifondare la medicina territoriale e stabilizzare le risorse “vecchie” per confermare l’eccellenza dei nostri ospedali che attraggono pazienti da altre regioni e da ogni parte del mondo”. “Sembra una bella operazione di chirurgia estetica – conclude il segretario generale dei Pensionati CISL della Lombardia -, ma sotto silicone e botulino rimarrà qualcosa? La sfida del PNRR ci obbligava forse a qualche aspettativa maggiore”.
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