Milano – Con una lunga nota i taxisti delle organizzazioni Tam, SataM, Unione Artigiani si dichiarano contrari al Taxi Sharing. “Da oltre un anno – spiegano – il Comune di Milano sta proponendo ai soli tassisti titolari della licenza di questo Comune, di sperimentare un servizio innovativo , diverso e parallelo dal tradizionale servizio Taxi. Questo servizio che sarà collegato all’utilizzo di un APP. scaricabile sui cellulari dei singoli conducenti e utilizzabile durante la guida (comportamento vietato dal codice della strada) dovrebbe generare e distribuire corse condivise tra più utenti, uniti dalla necessità di trasporto su itinerari non condivisi ma “parzialmente sovrapponibili”. Il servizio, denominato Taxi Sharing, sempre nelle intenzioni del Comune di Milano, avrà una prima fase sperimentale fino alla fine di questo anno, e sarà appunto rivolto una specifica utenza, a cui verrà offerta anche una tariffa diversa da quella utilizzata dai taxi del bacino lombardo. Taxi Sharing, ci era stato palesato dall’Amministrazione Comunale la prima volta nel giugno 2019, all’interno del progetto “Milano Taxi 2019” dove erano previsti una serie di interventi finalizzati all’ampliamento della disponibilità del servizio Taxi in un periodo diverso, che oggi potremmo definire pre-covid. L’evidente crisi del settore dovuta alla diffusione e al perdurare dello stato pandemico, ha cambiato completamente l’economia del settore e ha prodotto dal marzo scorso un eccesso di offerta taxi, certamente non paragonabile alla condizione monitorata nel 2019. In piena fase pandemica e in vista della imminente stagione invernale, dove tutto fa presupporre ad un ritorno della fase acuta dell’epidemia, riteniamo impensabile che un utente potenziale possa pensare di condividere con delle persone a lui sconosciute i posti a sedere all’interno di un’autopubblica. E’ opportuno altresì sottolineare, che il recente DPCM governativo e l’ordinanza di Regione Lombardia, ci impongono in servizio restrizioni al trasporto passeggeri, limitandoci oggi al trasporto di sole due persone. Questa limitazione rende ulteriormente il progetto Taxi-sharing potenzialmente irrilevante e certamente anacronistico. Il comune di Milano, da noi più volte invitato a desistere dall’attuazione di questo progetto, ritiene di poter avere autonomia legislativa a svolgerlo comunque, in forza di quanto espresso nell’articolo 3 del vigente regolamento di bacino che recita: “per particolari finalità di interesse sociale le autorità comunali possono consentire agli operatori taxi, nell’ambito del turno a loro assegnato, di svolgere determinati servizi speciali”. A nostro avviso, l’interpretazione regolamentare qui sopra riportata, non è attinente a questo progetto, perché questi non ha particolare interesse sociale, come invece può essere stata la recente eccezione fatta per la distribuzione di medicinali o merce di conforto nel periodo di lockdown. Riteniamo invece che questa nuova tipologia di servizio, abbia tutte le caratteristiche del servizio sperimentale disciplinato dall’art. 28 della legge Regionale 6/2012 dove il punto 5 lettera F, si prevede che sia la giunta regionale, mediante l’attivazione della commissione consultiva di bacino a prevedere, (f) la previsione di servizi sperimentali. In ragione di quanto sopra esposto, riteniamo che il riferimento regolamentare che dispone la possibilità di svolgere determinati servizi speciali da parte dei comuni, sarebbe eventualmente realizzabile solo se il Comune di Milano non fosse già inserito nell’ambito di una disciplina già adottata dalla Regione come indicato nel punto 2 dell’articolo 6 del Decreto Bersani (legge 4 agosto 2006) ovvero fuori dall’area omogenea di bacino”, conclude la nota.