Brescia – “1974-2018, 44 anni di impegno” con la FLC Cgil di Brescia. “In piazza come allora – si legge in una nota del sindacato – con la consapevolezza che il pensiero dell’odio omicida, della negazione dell’altro, dell’esclusione razzista trova manifestazioni nuove con le quali esprimersi, ma di fascismo si tratta ancora. In piazza come allora, nelle scuole, nelle università come allora, per affermare il diritto all’accesso ai saperi per tutti: allora ai libri, alla gratuità dello studio; oggi alla condivisione della conoscenza, alla possibilità che questa offre di illuminare lo sguardo sul mondo, di proporre il proprio, rifiutando modelli che vorrebbero aule come luoghi esclusivamente propedeutici al lavoro, al modello di lavoro precario e alienante al quale ogni indirizzo formativo sembra tendere. Giulietta, Clementina, Alberto, Livia, Luigi erano in piazza allora per testimoniare che antifascismo nella scuola, nella vita civile è impegno, responsabilità, studio, contaminazione, gioia di vivere, arricchimento nella relazione, curiosità verso il nuovo, pensiero critico verso le offerte di riflessioni dominanti, risolutezza nella tutela della democrazia come dimensione dentro la quale aspirare all’affermazione sociale di tutti e non una competizione distruttiva. Questa la tensione che li ha uniti ad Euplo, Vittorio e Bartolomeo, questa anche la verità che vive nella giustizia finalmente approdata ad alcune certezze sui responsabili della strage. In piazza come allora le lavoratrici e i lavoratori anche della scuola, dell’università, della ricerca, le studentesse, gli studenti insieme con le cittadine e i cittadini per confermare il desiderio di partecipare come protagoniste/i alla costruzione di una società migliore; una partecipazione che sa distinguere i processi reali da quelli virtuali, una piazza vera da una social. Di questo impegno collettivo si nutre la vita civile. La ferma e determinata risposta che i cittadini di allora seppero fornire trovando nelle organizzazioni sindacali luoghi saldi di democrazia hanno permesso di dare al dolore dei familiari un senso civile che negli anni si è arricchito e non può accettare che permangano segreti che coinvolgono apparati dello stato e impediscono l’affermarsi della giustizia. In piazza come allora per sperimentare ancora il vero dell’affermazione: “Solo la conoscenza ci rende liberi”.