Milano – “I reiterati episodi di aggressioni e insulti agli insegnanti, non solo da parte degli alunni ma anche dei genitori, sono un segno pericoloso della deriva verso la quale sta andando la scuola, con le sue lavoratrici e i suoi lavoratori, lasciata sola ad affrontare un disagio sociale crescente, sia giovanile che della famiglia. Lasciata sola, quando non denigrata, dalla politica. Ci dovremo ricordare tutti della campagna accusatoria sul “costo” della scuola e la denigrazione dei lavoratori pubblici considerati degli “assistiti”, iniziata con l’allora ministro Brunetta e proseguita con la ministra Gelmini. O i continui interventi di riforme e controriforme perpetrate da ogni governo e da ogni ministro dell’istruzione, incuranti di chiedere alla scuola pareri e confronto ed escludendo scientemente anche le rappresentanze sociali. L’avvilimento della funzione dell’insegnante e il non riconoscimento del valore sociale del suo lavoro è evidenziato anche dalla volontà della politica e dei governi di non aver voluto rinnovare il contratto nazionale di lavoro per più di nove anni. Solo ora, dopo una sentenza della Corte Costituzionale che ha condannato il governo, si è arrivati a sottoscrivere il nuovo contratto. Da sempre denunciamo il penoso trattamento economico del personale della scuola, perché anche lo stipendio è indice del valore che si assegna a chi esercita una professione. Abbiamo chiesto più investimenti che oltre al riconoscimento del lavoro, esaltino la professionalità e consentano di garantire la qualità della scuola pubblica. Abbiamo assistito e assistiamo ancora all’assenza dello stesso Ministero dell’istruzione, da tempo commissariato dal Ministero dell’Economia, incapace di essere da supporto alle scuole. Si pensi solo alle centinaia di scuole in Lombardia lasciate senza Dirigente Scolastico e senza Direttore dei servizi amministrativi oppure alle responsabilità scaricate sulle scuole che sono continuamente invase da lettere di avvocati a cui le famiglie si rivolgono per qualsiasi cosa. Qui sta l’altro punto di allarme: la rottura del rapporto scuola-famiglia. Genitori che parlano con la scuola solo tramite i legali: per una bocciatura, per un voto non condiviso, per sanzioni date ai figli, per le modalità di gestione della classe da parte del docente, fino ad arrivare a violenza fisica a scuola nei confronti degli insegnanti. La politica, sorda a tutto questo e colpevolmente in silenzio, deve fare un esame di coscienza e ridare valore sociale e rispetto alla scuola e ai lavoratori. Perché il rispetto e l’autorevolezza del ruolo dell’insegnante è dare alla scuola pubblica il ruolo che le spetta: dalla scuola si costruisce il futuro cittadino, la futura società, il futuro del Paese. Serve una svolta culturale che investa tutto il Paese, cittadini e famiglie, così anche alunni e studenti ne avranno piena consapevolezza. Ringraziamo gli insegnanti, il personale amministrativo tecnico ausiliario e i dirigenti scolastici che, nonostante tutto e da soli, garantiscono con il loro lavoro il funzionamento della scuola pubblica”, così Tobia Sertori segretario generale Flc Cgil Lombardia.