Milano – L’indicazione dell’origine del pomodoro è un importante strumento di trasparenza ma sono ancora troppe le lacune normative sul piano europeo. Il decreto interministeriale per introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine dei derivati del pomodoro firmato dal Ministro Calenda e dal Ministro Martina ad ottobre dello scorso anno è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Analogamente a quanto già previsto per i prodotti lattiero caseari e pasta e riso, il provvedimento impone appunto l’obbligo di riportare in etichetta il Paese di coltivazione e di trasformazione della materia prima anche per conserve, concentrato di pomodoro, sughi e salse composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro prodotti in Italia. “Lo ripetiamo da anni: la tracciabilità è fondamentale per la sicurezza alimentare e per il diritto del consumatore ad informazioni chiare e dettagliate in etichetta che consentano scelte di acquisto consapevoli. Sapere da dove provengono e cosa contengono i prodotti che consumiamo è un nostro diritto inviolabile” – dichiara Emilio Viafora, Presidente di Federconsumatori Nazionale. Il decreto è un passo avanti per la tutela del consumatore nonché uno strumento di trasparenza per arginare, almeno in parte, i fenomeni di contraffazione nel settore alimentare. Purtroppo, però, permangono le criticità a livello europeo, poiché i provvedimenti varati solo sul piano nazionale potrebbero essere molto più incisivi ed efficaci se il quadro normativo comunitario fosse omogeneo. Rendere operativa una base regolatoria europea omogenea eviterebbe agli Stati membri di dover procedere per decreti che stabiliscono l’obbligo di indicazione dell’origine per i singoli prodotti. Ancora una volta sollecitiamo quindi i parlamentari europei a fare in modo che l’UE si scuota dall’inerzia e che, finalmente, metta concretamente in atto misure a tutela del diritto alla sicurezza alimentare in tutti i Paesi europei.
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