Avvocati: l’Ordine, imputati fuori dalla gabbia

Milano – Il “giusto processo” non può essere celebrato con una delle parti ingabbiata. Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano ha approvato all’unanimità una delibera per chiedere al governo “di sostenere e finanziare la sostituzione delle attuali “gabbie” per gli imputati in custodia cautelare in ogni modo possibile offerto dalle nuove tecnologie, in grado di evitare strutture umilianti e di garantire i medesimi standard di sicurezza, a tutela della dignità delle parti nel processo”. La delibera milanese arriva nel giorno del gemellaggio con l’Ordine degli avvocati di Digione e del convegno congiunto sulle Indagini difensive in Italia e in Francia, e fa seguito alle critiche sulla struttura delle aule penali, rilanciate la scorsa settimana – nell’Aula Magna del Palazzo di giustizia – dall’ex procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e dall’ex presidente del tribunale, Livia Pomodoro, in occasione della presentazione del libro dell’avvocato Ennio Amodio sull’Estetica del processo, al quale hanno partecipato anche gli attuali capi degli uffici, Roberto Bichi e Francesco Greco. L’accordo con Digione – sottoscritto con il presidente dell’Ordre des Avocats au Barreau, Maitre David Fouchard – prevede tra l’altro la reciproca ospitalità di giovani avvocati per svolgere attività di formazione, stage e pratica forense riconosciuta ai fini dell’abilitazione professionale nei rispettivi paesi.