Broni (Pv) – E’ il Corriere Della Sera a dare notizia dei trecento indagati per la frode del vino a Broni, nell’Oltrepò. La Procura di Pavia ha indagato per quattro anni (2010-2014) su una truffa del vino da 20 milioni di euro all’anno. “La truffa, secondo la Procura, consisteva nel colmare il potenziale dell’uva meglio pagata, il Pinot grigio Igp (200 quintali per ettaro di vigneto), nonostante la produzione reale fosse molto più bassa”. “Messo alle strette durante gli interrogatori, l’enologo trevigiano Giovanni Menini parla di «tagli» anche oltre il 50%, quando il limite è del 15: «Non condividevo questo sistema, ma sapevo di non incidere sulla salute dei consumatori». I 25 euro in più venivano quindi divisi: 15 tornavano alla cantina, 10 restavano all’agricoltore. E così, quasi un terzo degli 800 soci si sarebbe prestato al giochetto: pochi spiccioli per molti, creste di oltre un milione per altri. Nel corso di una perquisizione, in casa di Piercarla Germani, braccio destro del direttore, i forestali trovano 250 mila euro in un borsone”. “L’inchiesta che ha mandato tutto all’aria si è chiusa con una lista di 297 indagati, la gran parte per semplice frode in commercio, 20 con le accuse più gravi di associazione a delinquere, truffa aggravata per ottenere contributi pubblici, emissione di fatture false, contraffazione di indicazioni geografiche dei prodotti”.